The hunted – La preda

Tommy Lee Jones – Dovrai rispondere di quello che hai fatto… / Benicio Del Toro – Io devo vivere con quello che ho fatto…

Un libero professionista che collabora con l’esercito come addestratore, in pensione, ritirato tra le foreste del Canada… viene richiamato. Un suo ex-allievo, dopo aver preso parte a diverse azioni di guerra e aver ricevuto la medaglia al valore… comincia ad avere qualche cedimento psicologico, e a seminare un bosco di cadaveri. Un po’ Rambo, un po’ in fuga, decisamente niente male e rigorosamente all’arma bianca.

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RECENSIONE – Un film per molti versi eccessivo e disarmonico, ma anche profondamente coerente e onesto. The Hunted è prima di tutto un film sul confronto violento: della guerra, di due uomini, di due modi di vedere. Dalla guerra, quella del Kosovo, prende le mosse: in un villaggio occupato dalle forze militari serbe, uno spietato generale ha ordinato di sterminare tutti gli albanesi, mentre un gruppo di marine americani infiltrati ha l’ordine di eliminare proprio il sadico ufficiale. La guerra per Friedkin è ancora una volta un luogo esclusivamente fisico e di dominio dello sguardo-cosciente (Regole d’onore). Il marine Hallam (Del Toro) che porterà a compimento la missione, è in grado di rendersi perfettamente invisibile allo sguardo dei nemici, e di sopraffare nel corpo a corpo la propria vittima. I marine devono vedere la crudeltà del proprio nemico, e devono con cieca crudeltà porvi fine. Lo sguardo non deve allargarsi, non deve interpretare, non deve per nessuna ragione vedere oltre. I marine di Friedkin sopravvivono alla guerra solo immergendosi in quella relatività-parzialità che permette all’imperativo della vita di assorbire le contraddizioni. Ma soprattutto l’impostazione manichea serve a Friedkin per ribadire che ogni tentativo di mediazione (presa di coscienza) è destinato a portare una tragica e inutile guerra interiore (la follia individuale di The Hunted e la contestazione civile di Regole d’onore). Per questo motivo Hallam è destinato ad impazzire. Il suo sguardo si è lasciato penetrare (impressionare come una pellicola) dall’orrore della guerra, e si è rivelato ormai incapace di guidarlo in tempo di pace e nei luoghi della civiltà. Il marine perfetto a cui tutta l’America rende onore e riconoscimento (la medaglia al valore di Hallam), ha rifiutato di accettare la propria relatività, ed una volta reintrodotto nel tessuto civile americano è rimasto una micidiale macchina da guerra.

spietati.it

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